Il primo social Made in Italy di portata mondiale, è filantropico. Tre italiani dagli USA al mondo, pronti al lancio della APP Wishew in Italia presentano un’indagine sociologica sul donatore del web
Se come rileva l’Osservatorio Fintech & Insurtech del Politecnico di Milano, solo il 44% della start-up tecnologiche Made in Italy è in grado di guardare all’estero, c’è chi spariglia le carte partendo dagli USA per tornare in Italia: sono i tre start-upper italiani, attratti dalla tecnologia solidale, che con Wishew hanno debuttato in America poco più di una anno per poi approdare a luglio in Italia e in Europa.
Wishew nasce dall’idea di una APP per donazioni in stile crowdfunding di Giacomo Vose, progettista software con un all’attivo anche collaborazioni con la NASA, che nel 2022 immagina un social network “sociale” a cui subito aderiscono i co-fondatori Antonino Risicato esperto di marketing e Vincenzo De Caro digital strategy e data analyst, le professionalità chiave per lanciare il progetto.
Nel 2023 parte una campagna di preiscrizione: 50.000 iscritti in 2 settimane da 23 paesi. Un test per dire che Wishew poteva diventare realtà. “Per creare avanguardia servono capitali – spiega il co-founder e CEO Vose – crede in noi Leonardo Maria Del Vecchio attraverso il suo fondo LMDV Capital guida un round pre-seed da 10 milioni di euro. Il suo ingresso, non è stato solo un’apertura finanziaria, ma un segnale potente. Sapere che un imprenditore dalla visione così nitida investiva sul nostro precorso, ci ha trasmesso un’energia nuova e concreta”
Il 29 aprile 2024, nella Giornata Mondiale dei Desideri, Wishew lancia la beta della propria APP in America. “Gli Stati Uniti rappresentano circa il 50% del mercato globale del crowdfunding – spiega Antonino Risicato –. Un contesto normativo e socioculturale ben diverso, dove il gesto della donazione è diffuso anche nella classe media, che contribuisce di frequenza, anche attraverso importi contenuti. Grazie al passaparola abbiamo raggiunto 200.000 aderenti e siamo cresciuti rapidamente sui mercati anglofoni come Canada e Australia, ma le richieste d’accesso sono arrivate da oltre 20 Paesi.” Nel corso del solo primo anno sono state completate più di 10.000 transazioni, un numero rilevante in fase sperimenatale.
Il nuovo step si basa su uno studio del donatore-tipo: “è a tutti gli effetti un’indagine sociologica più che di mercato in senso stretto: una mappatura dei desideri e una analisi delle motivazioni che stanno dietro all’azione del dono. Cosa fa scattare un’adesione a sostenere un progetto altrui? Emerge un ritratto inedito di chi usa i social network.” Continua Vincenzo De Caro.
La ricerca ha coinvolto 10.000 utenti americani attivi sul social Wishew di età tra il 18 e 34 anni (78% degli iscritti) i risultati fanno emergere un segmento di fruitori dei social, sempre più attento, stanco di un approccio troppo superficiale, alla ricerca – nella dimensione digital – di qualcosa di più autentico e coinvolgente, ne emerge un ritratto di individui non individualisti, ma generosamente aperti agli altri.
Infatti l’82% dichiara di non sentirsi a proprio agio nel parlare sinceramente di sé sui social tradizionali. Il 79% preferisce un algoritmo che valorizzi l’autenticità, non la viralità. L’84% dichiara che conoscere la storia di una persona li rende più propensi a fare amicizia ed offrire supporto. Il 76% esprime diffidenza verso le piattaforme in cui non è garantita l’identità degli utenti.
Il 72% dice che vorrebbe sapere cosa succede dopo nel caso di una donazione. Il 65% ha espresso interesse a seguire nel tempo le persone, i desideri e progetti a cui ha contribuito e il 71% ha affermato che vorrebbe un feed più personalizzato e meno casuale, costruito su affinità, passioni e contenuti veri (non popularity).
Un contesto in cui prevale il supporto attivo con un ecosistema non giudicante assai lontano dagli hater del web. L’obiettivo è portare in primo piano un target ben preciso, che appunto esiste e ha affinità etiche radicate anche in Italia e in Europa: “noi per primi, non vogliamo limitarci al ruolo di osservatori esterni o di semplici costruttori di piattaforme – sottolinea il CEO – partecipiamo in prima persona e siamo anche donatori sostenendo le storie che riteniamo più significative.
La nostra visione nasce da un’idea precisa di comunità come rete reale di persone che si mettono in gioco. In un’epoca in cui il senso di collettività si è in parte affievolito, recuperarne il significato è, per noi, un atto fondativo».
Un’impostazione che ha convinto gli investitori, anche in considerazione del fatto che Wishew è a tutti gli effetti un’impresa che si posiziona sui i due mercati in più rapida espansione: il crowdfunding e i social media che insieme generano 500 miliardi di dollari a livello globale (Statista, Grand View Research); sono una conferma le adesioni di Leonardo Maria Del Vecchio e del noto filantropo e imprenditore del digitale Mr. Thank You. La scalabilità del modello Wishew rende la start-up attrattiva soprattutto in questa fase di seed, in cui si punta, consapevolemente, a fornire un social new standard con il prossimo debutto europeo.