SevenData: il futuro è data-driven

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In un’economia in rapido mutamento, la capacità di raccogliere e interpretare correttamente i dati è diventata una leva decisiva per la competitività

Con Fabrizio Vigo, Ceo di SevenData, approfondiamo come l’intelligenza artificiale e la cultura data-driven stiano trasformando il modo di fare impresa, migliorando la qualità delle decisioni e la sostenibilità della crescita

Nel Nord-Ovest, la digitalizzazione e l’uso strategico dei dati sono ormai fattori chiave di competitività. La vera sfida, però, è culturale: saper leggere e valorizzare le informazioni per orientare strategie e innovazione.

È la missione di SevenData, che aiuta le imprese a trasformare i propri dati in strumenti di crescita sostenibile e consapevole.

Perché oggi i dati rappresentano il punto di partenza per ogni decisione aziendale?

«Viviamo in un’economia in cui le variabili cambiano di settimana in settimana: mercati, forniture, abitudini di consumo, costi, scenari geopolitici. In questo contesto l’imprenditore non può più affidarsi solo all’esperienza o all’intuizione, ma deve basare ogni scelta su evidenze oggettive.

I dati consentono di trasformare la complessità in conoscenza: permettono di vedere cosa accade nel proprio mercato, capire perché accade e anticipare cosa potrà accadere. L’intelligenza artificiale amplifica questa capacità, analizzando volumi di informazioni che nessun team umano potrebbe elaborare manualmente. È così che si passa da una gestione reattiva a una gestione predittiva, capace di individuare opportunità e rischi in anticipo».

Come si costruisce un percorso realmente data-driven?

Fabrizio Vigo

«Un approccio data-driven parte da un processo strutturato: raccolta, pulizia, analisi, attivazione e misurazione. La raccolta deve integrare fonti eterogenee – CRM, ERP, Web Analytics, Customer Care – per restituire una visione completa del business. Ma la quantità non basta: servono dati puliti, cioè normalizzati, deduplicati, geocodificati e arricchiti con database affidabili come quelli di SevenData. Solo da una base informativa coerente si possono trarre analisi utili: individuare i prospect più simili ai clienti migliori, stimare il potenziale di spesa, prevedere i rischi di insolvenza o di abbandono.

Infine, i dati devono diventare azione: strumenti di marketing automation, campagne DEM o social selling che traducano le analisi in relazioni commerciali concrete. Il dato, senza un’azione conseguente, resta sterile».

Qual è il ruolo dell’intelligenza artificiale in questo processo?

«L’AI è il motore cognitivo di questa trasformazione. Grazie alla capacità di apprendere dai dati, riconoscere pattern e generare insight, consente di automatizzare parte del processo decisionale e ridurre il margine di errore.

Ma l’AI non può funzionare senza una knowledge base di qualità: dati coerenti, aggiornati e contestualizzati. Nei progetti di SevenData l’intelligenza artificiale viene utilizzata per migliorare gli score predittivi di rischio, stimare il potenziale di spesa dei clienti, classificare e segmentare i mercati, e perfino per suggerire azioni di upselling e cross-selling. L’obiettivo non è sostituire l’uomo, ma potenziarne la capacità di decidere, fornendo strumenti che rendano la complessità più leggibile e le scelte più rapide e informate».

Quali vantaggi concreti può ottenere un’impresa che adotta strumenti data-driven?

«I benefici sono immediati e misurabili. Dal punto di vista operativo, piattaforme come EasyBusiness permettono di risparmiare fino all’80% del tempo dedicato alla ricerca di prospect, concentrando le risorse su attività a più alto valore aggiunto. Dal punto di vista strategico, i dati consentono di ottimizzare gli investimenti commerciali, tarare le campagne sul pubblico più ricettivo e ridurre il rischio di credito attraverso modelli di affidabilità predittiva.

Ma il vantaggio più grande è culturale: chi adotta una mentalità data-driven cambia il modo di prendere decisioni. Ogni scelta – dal marketing alla gestione finanziaria – diventa tracciabile, valutabile e migliorabile nel tempo».

Qual è il messaggio finale che sente di dare agli imprenditori del Nord-Ovest?

«Il messaggio è semplice: decidete guardando i dati. Ogni azienda possiede già al proprio interno un patrimonio informativo enorme – clienti, comportamenti, performance – ma troppo spesso non lo valorizza.

Il tesoro più importante è in casa: imparare a leggerlo, aggiornarlo e farlo dialogare con le nuove tecnologie significa trasformare la conoscenza in crescita. La tecnologia serve solo se è al servizio della persona.

Dati e intelligenza artificiale devono diventare alleati del management: strumenti per prendere decisioni migliori, più rapide e più sostenibili nel tempo. Non sono solo strumenti tecnologici, ma leve strategiche di competitività. L’obiettivo non è sostituire le persone, ma amplificare la loro capacità decisionale e renderla più consapevole: è questo il vero significato della trasformazione data-driven».

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Immagine di La Redazione
La Redazione

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